Acciaio, stoffe, tessuti. E ancora cioccolato, avocado, legno, supercar. Il Paese «che produce» è protagonista della quinta edizione di Open Factory, l’opening dedicato al «turismo» industriale e alla cultura manifatturiera italiana. Un appuntamento presentato ieri nella sede di Fontana Milano 1915, icona dell’alto artigianato e della pelletteria italiana, che vedrà domenica 24 novembre oltre 50 aziende aprire le porte tra workshop e visite guidate.
Durante la serata, chiusa dalla premiazione di 20 aziende d’eccellenza, si è parlato dell’esigenza di raccontare le imprese ai cittadini. Tra i main sponsor dell’evento, organizzato da ItalyPost con L’Economia del Corriere della Sera, il Gruppo Orsero di Firenze che ogni anno commercializza oltre 700 mila tonnellate di frutta e verdura. Una realtà da un miliardo di fatturato all’anno, un’azienda globale dalla Francia fino al Messico, sul mercato da 80 anni. «Aprire gli stabilimenti — dice Paolo Prudenziati, presidente e amministratore delegato del gruppo — è un’occasione. In pochi sanno cosa vuol dire portare un prodotto deperibile, 7 giorni su 7, dal Centro America alle nostre tavole. Pochi immaginano quante siano le persone coinvolte: dal controllo qualità allo shipping abbiamo 1.500 dipendenti».
Attraverso i percorsi dedicati, i racconti dei dipendenti e grazie alla guida del management, con Open Factory i visitatori possono vedere in prima persona come si arriva dal materiale al prodotto finale. Apriranno i loro cancelli sia brand come Perugina, Ratti, Gabel o Davines, ma anche pmi. Tra i colossi anche Eni che domenica consentirà ai visitatori di entrare nella bio-raffineria di Marghera (Venezia). Primo esempio al mondo di conversione di una raffineria in bioraffineria in grado di produrre biocarburanti sostenibili.
«È bello e giusto aprire le aziende al pubblico — obiettivo di Open Factory — ma in Italia abbiamo il problema di tenerle aperte queste imprese in un Paese così poco attento all’industria. Abbiamo questa responsabilità e lottiamo ogni giorno. Lo dobbiamo alle nostre famiglie che le hanno fondate e alle famiglie dei nostri collaboratori», ha commentato Michele Massa, co-amministratore delegato di Fontana Milano 1915.