Il Nordest come una grande fabbrica aperta per raccontare «manifattura è cultura». Proprio così «con l’accento sulla e». Ad oggi 50 luoghi, alla volta del 29 novembre sono destinati a raddoppiare: dalla bottega all’hub (Venezia), dall’industria al museo al laboratorio. E ancora: da Verona a Trieste, passando per una decina di imprese nel Vicentino, percorrendo l’asse che sale dal Trevigiano fino a Pordenone, spaziando alle fucine artistiche di Venezia e Udine.
Tutti luoghi aperti al pubblico in contemporanea per un pomeriggio intero in quello che è stato battezzato «il più grande opening di cultura industriale e manifatturiera». Un’operazione di rete tessuta da Filiberto Zovico con CulTVenezie, Salone europeo della cultura, che quest’anno si irradia alle principali aree delle Venezie, basi scientifiche della Fondazione Nordest diretta da Stefano Micelli, patrocinio di Confindustria e Confartigianato di Veneto e Friuli Venezia Giulia, collaborazione di Italian Stories, realtà che promuove il turismo nei laboratori artistici artigiani. «Esperienza corale – la definisce Maurizio Castro, da 6 mesi alla guida del gruppo Quanta, partner principale – che dà una risposta all’eccesso di individualismo che ha caratterizzato il famoso miracolo del Nordest, il modo migliore per aprire un dibattito di politica industriale».
LANCIO. Il lancio di Open Factory ieri a Vicenza in Basilica Palladiana «luogo per eccellenza dove cultura e manifattura si sono incrociati» e che trova una sua declinazione nel Museo del Gioiello, progetto di Fiera di Vicenza con il Comune, nato per promuovere la cultura dell’oreficeria e della gioielleria e che sarà aperto con visite guidate in occasione dell’evento, come ha anticipato il vicepresidente della Fiera Stefano Stenta.
PERCORSO. Antonio Maconi, con Goodnet che ha curato l’organizzazione, ha percorso gli otto itinerari in cui sono state divise le imprese dal design alla meccanica, dal bio high-tech alla logistica, dall’agroalimentare ai musei d’impresa e archeologia industriale, dai laboratori artigiani ai servizi alle imprese ben consapevole che «è difficile trovare un comune denominatore tra imprese che hanno dimensioni diverse» ma è proprio «intercettando dei percorsi che emergono le affinità». E le storie. «Da qui passa il rilancio dell’economia interna e del territorio – sottolinea Giordano Riello, presidente Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto -. Si dice spesso che con la cultura non si mangia, ma i dati confermano l’opposto. La cultura produce 80 miliardi di euro l’anno e le imprese che hanno investito in cultura hanno visto aumentare il proprio fatturato nel 2014 del 3% e l’export del 4%». «ll manifatturiero – afferma Antonio Morello, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Veneto – impone la sua presenza non più solo come produttore di beni ma come luogo da visitare. Un binomio straordinario nella Regione con la maggiore vocazione turistica d’Italia. L’artigianato è partner naturale, non solo per quello che ha da far vedere, ma per la sua storia». Riecheggia la frase di Giovanni Bonotto, lanificio di Molvena, mutuata a slogan: «Perché siamo figli di Giotto, noi italiani, non di Bill Gates».